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La prima di "Io e Agnese"

La prima di Io e Agnese

10 aprile, Caffè degli Specchi

racconta Carmen Gasparotto.

 

Arriva in ritardo Monica Sarsini e capisci che non è per una dimenticanza, per una disattenzione. Per lei scrittrice-artista che fa fatica a stare dentro una grande confusione di tegole, di antenne (…) di voci raccolte il vento fuori, l'odore della pioggia, la pietra bagnata a specchio della Piazza, si sono fatti richiami irresistibili. Saluta e abbraccia molti degli amici e delle amiche - si rifugia negli abbracci - e il suo accento toscano si rivela subito come marchio identitario.

La presentazione ci accompagna dentro al libro come all'interno di una mostra pittorica: le storie delle detenute, la storia di Agnese, la storia della narratrice. Si sottolinea l'importanza che in questo libro hanno la scrittura, lo stile e la prosa fortemente sensuale. L'autrice, durante il dialogo, restituisce testimonianza della vita detentiva delle donne che, all'interno del carcere di Sollicciano come nelle altre sezioni detentive femminili, pagano in termini di attenzione la loro residualità numerica. Io e Agnese è un libro fatto di tante cose. Ernestina Pellerini, nel saggio che fa da postfazione al libro, definisce la scrittura di Monica Sarsini una “poetica del trauma”, come se il trauma rappresentasse una sorta di codice di base del linguaggio artistico e, forse, un codice di vita.