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In Leggendaria N.132 una recensione di Laura Ricci su “Artemisia allo specchio”

 

Le molte vite di una donna inquieta e libera

Una recensione di Laura Ricci su “Artemisia allo specchio” di Angèle Paoli
In Leggendaria N. 132, novembre-dicembre 2018, pp. 40-4

 Celebre e anticonvenzionale ai suoi tempi, dalla storia e dalla critica d'arte a lungo dimenticata salvo uno studio di Roberto Longhi del 1916, Gentileschi padre e figlia, la figura di Artemisia Gentileschi (1593-1654) conosce una progressiva riscoperta grazie al romanzo che le dedica Anna Banti nel 1947 e, soprattutto, a partire dagli anni Settanta con l'attenzione che suscita nella cultura femminista e, via via, nella cultura tout court. Monografie, articoli, mostre, saggi, qualche altro romanzo - da ricordare quello molto documentato di Alexandra Lapierre nel 1998 - da allora si susseguono a ritmo costante, facendone una protagonista di spicco in ambito sia artistico sia letterario.

Torna a parlare della sua vita la scrittrice Angèle Paoli, in un intenso e originale romanzo scritto in francese, ma che esce in prima edizione in italiano, pubblicato da Vita Activa con la bella traduzione di Anna Tauzzi. “Tutto è già stato scritto e tutto può essere ancora raccontato”, è una mia autocitazione ricorrente, e mi sembra appropriata per questa Artemisia allo specchio di Angèle Paoli, perché se di Artemisia si è molto scritto, l'approccio della scrittrice corsa è quanto mai singolare, così da rendere il suo romanzo non solo coinvolgente e potente, ma necessario. Anche il sottotitolo - Breve storia delle mie vite - è indicativo di un avvicinamento alla pittrice seicentesca che pone subito l'accento sugli inquieti fermenti e sui cambiamenti della sua esistenza, e dunque, come in ogni cambiamento profondo, sulla sua capacità di morire e rinascere più di una volta: un approccio positivo, nonostante la drammaticità della vicenda e lo stupro subito in giovane età, che diventa sì un'ossessione di vita, ma da esorcizzare e superare con la forza dell'ambizione artistica e il perseguimento della propria libertà di donna. ... continua

Un’inviata negli harem di Salonicco di Laura Ricci

 

Un’inviata negli harem di Salonicco

 

Poeta, viaggiatrice e scrittrice, poliglotta, femminista, Jelena Dimitrijević (1862-1945) sembra più una donna dei nostri tempi che non dei decenni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento durante i quali ha vissuto e operato. Lo evidenzia Marija Mitrović nell’introduzione al volume “Lettere da Salonicco”, in cui vengono pubblicate per la prima volta in italiano, le dieci missive che dalla città macedone, all’epoca ancora parte dell’impero ottomano, Jelena indirizzò tra l’agosto e il settembre 1908 all’amica Luisa Jakšić, insegnante presso la Scuola Superiore Femminile di Belgrado. Per la loro attualità le lettere furono subito pubblicate a puntate sulla rivista serba Srpski književni glasnik (Messaggero letterario serbo) e già nel 1918, a Sarajevo, dall’editore I. D. Durđević; più recentemente in un’edizione bilingue in serbo e greco (Loznica, Karpos, 2008) e in una in lingua inglese (Piscataway, New Jersey, Gorgias Press LLC, 2017).

Della contemporaneità di questa scrittrice finalmente fruibile anche in italiano, testimoniano sia la biografia sia lo stile di scrittura, spigliato, diretto, senza fronzoli, con l’andamento di un reportage che, senza sacrificare una punta di affettuosa familiarità epistolare, presenta il taglio documentario del migliore giornalismo di viaggio... continua

"Lettere da Salonicco" recensione di Cristina Benussi

Su Il Piccolo di mercoledì 5 dicembre Cristina Benussi scrive:

 

Le lettere di Jelena Dimitrijević

da una Salonicco in subbuglio dove le donne vogliono il velo: "Lettere da Salonicco"

 

lettere da Salonicco da Il Piccolo

 

Nata in Serbia nel 1862, viaggiatrice su quattro continenti e autrice di numerosi libri, Jelena Dimitrijević apparteneva a una famiglia potente...omissis Nel 1908, quando i Giovani Turchi si stavano muovendo per trasformare l'Impero ottomano in una moderna monarchia costituzionale, Jelena volle andare a Salonicco, dove i rivoluzionari avevano il loro quartier generale. Gioiva alla notizia apparsa sui giornali, secondo la quale le musulmane avevano finalmente gettato il velo. La città allora era popolata da ebrei, greci e turchi. I Dunmeh, ebrei convertiti all'Islam, avevano tuttavia mantenuto le loro abitudini, e le loro signore giravano a volto scoperto, come sempre. Grazie alla conoscenza della lingua turca, e ai suoi rapporti personali, riuscì allora a entrare nelle famiglie e negli ambienti dell'harem e a parlare con le donne turche. Grande fu la sua sorpresa quando si accorse che anche le più giovani, che pur possedevano oggetti pubblicizzati dai giornali di moda parigini, parlavano francese e conoscevano la cultura occidentale europea, tuttavia non pensavano di togliersi il velo, di ricevere uomini nelle loro abitazioni o di soggiornare in spazi promiscui.

Decise così di raccontare queste sue conversazioni in 11 lettere indirizzate alla signora Luisa Jakšić, insegnante alla Scuola Superiore Femminile di Belgrado: le “Lettere da Salonicco”, tradotte da Ginevra Pugliese ed edite ora da Vita Activa con un'accurata prefazione di Marija Mitrović, che vengono presentate oggi, alle 18, al Caffè degli Specchi... leggi tutto

Su "Orvieto News" Guida Sentimentale di Orvieto

 

Ventiquattro punti di vista, dichiaratamente innamorati. Quarantotto occhi, smaccatamente partigiani ma autentici nella purezza dello sguardo per restituire il riflesso di quanto contemplato. Un lavoro corale, che in un mondo dove anche la percezione di un luogo è drogata dalla rapidità del digitale o enfatizzata dagli abusati filtri dello storytelling, ha la forma e il profumo della carta.

È un racconto non asettico, più profondo delle informazioni spicciole eppure esaustivo che in 261 fresche di stampa tenta di restituire l'essenza di una città piccola e complessa – "alta e strana" secondo l'abusata ma calzante definizione data nel '300 nel "Dittamondo" da Fazio degli Uberti – eppure ancora capace di incuriosire i turisti distratti e affascinare i viaggiatori più attenti.

Subito dopo Natale e giusto in tempo per l'inizio della 26esima edizione di "Umbria Jazz Winter" è appena arrivata in libreria, la "Guida Sentimentale di Orvieto", curata da Laura Ricci, scrittrice e viaggiatrice, e pubblicata da Vita Activa, qualificata casa editrice indipendente di Trieste che, per le guide sentimentali, ha creato la collana "Spazi" diretta da Helen Brunner e inaugurata da quella su Trieste ... continua

LETTERARIA: Martina Napolitano scrive di “Attraversando il fiume in bicicletta”, ricordi di una vita tra Belgrado, l’Argentina e Trieste

LETTERARIA: Martina Napolitano scrive su “Attraversando il fiume in bicicletta”, ricordi di una vita tra Belgrado, l’Argentina e Trieste

 

Ana Cecilia Prenz Kopušar è un’argentina italiana nata a Belgrado; le tre anime spaziali, culturali e linguistiche in lei si mescolano e lottano in un fiume libero di ricordi personali che l’autrice attraversa come volando a bordo di una bicicletta senza pedali né freni. Un libro femminile con una narrazione quasi sospesa, dove i luoghi e i tempi hanno sempre prima di tutto una dimensione personale. La Storia si riflette nelle vicissitudini della famiglia dell’autrice che attraversa così gli anni della dittatura argentina, la Jugoslavia titina, le tensioni politiche italiane degli anni Settanta e, infine, la dissoluzione e le guerre della Jugoslavia. “È l’amore verso gli spazi, i loro riflessi, profumi, la loro gente” ad aver dato la luce a questo libro, Attraversando il fiume in bicicletta (auto-tradotto dallo spagnolo, edito da Vita Activa, 2016, euro 12), ammette Prenz Kopušar nell’epilogo...continua a leggere